giovedì 29 novembre 2012

A PROPOSITO DI TIME-ON-TIME E DI TIME–ON-DISTANCE di Rating Salentino


Questa è una nota che molti miei amici possono fare a meno di leggere. Sanno già – infatti – tutto sull’argomento.

E’ una nota che può invece interessare solo i pochi che  sull’argomento sanno poco o nulla. Oppure hanno idee un po’ confuse.

Solo per oggi – quindi - non parliamo di “rating”, di come si ottiene, di formule,  etc….

Immaginiamo quindi che il “rating” – quale che sia – sia “dato”.

E occupiamoci invece di quello che viene dopo: ovvero  del suo utilizzo a regata ultimata, per redigere la classifica in tempo compensato (o corretto).

Al termine della regata associamo ad ogni barca il tempo impiegato dal momento in cui viene dato il “via” fino al momento in cui la barca taglia il traguardo.

I numeri che materializzano il rating della barca entrano in gioco adesso, a gara ultimata, per calcolare il tempo compensato di quella barca. La barca con il tempo compensato minore vince.

Il calcolo del tempo compensato (chiamiamolo da ora in poi TC) viene effettuato in base a due modalità, non equivalenti, che in genere dànno luogo a TC differenti per la stessa barca: il metodo ToT (Time-on-Time) e il metodo ToD (Time-on-Distance).

Quest’ultimo è basato su una “differenza”, su un “delta” , espresso in secondi per miglio, che stabilisce quanto la barca A sia più veloce della barca B per ogni miglio percorso.

Questa “differenza” viene moltiplicata per il numero di miglia di lunghezza della regata, e rappresenta il numero di secondi che ogni barca deve sottrarre dal tempo reale, cioè dal tempo effettivamente impiegato (da ora in poi chiamiamolo TR).

Tanto maggiore la “differenza”, tanto maggiore il numero di secondi che una barca B deve sottrarre , e quindi tanto maggiore lo sforzo dell’altra barca A - non certo solo per “contenere”, in una ipotetica regata a due, la distanza con la barca B – ma soprattutto per sopravanzarla sul traguardo almeno un secondo in più della quantità di secondi che saranno sottratti al tempo impiegato dalla barca B stessa.

Per esempio, supponiamo che la barca A sia più veloce della barca B di 20 secondi per miglio, e che la regata si svolga su una distanza di 10 miglia (beninteso ci si riferisce alla distanza teorica che congiunge le boe del percorso dalla partenza fino al traguardo – niente a che vedere con il percorso effettivamente coperto dalla singola barca…).

Poniamo che la barca A raggiunga il traguardo in 3 ore (… sì , avete ragione, poco vento. Una noia micidiale…).

Ci aspetteremmo allora che la barca B – a parità di una miriade di condizioni con la barca A (stessa bravura dell’ equipaggio, stesse condizioni del vento e del mare su tutto l’arco della regata per entrambe, stessa livello di pulizia della carena, stesso livello di efficienza delle vele e delle cime, etc…) - per essere classificata con lo stesso TC della barca A dovrebbe tagliare il traguardo in 3 ore + 200 secondi. Se impiega di meno vince sulla barca A. Se impiega di più perde.
Sia nel primo che nel secondo caso le condizioni reali NON sarebbero dunque le stesse per le due barche.

In genere, chi vince ama sostenere che è stato merito della maggior bravura del proprio equipaggio. Chi perde, invece, esclude questa ipotesi, e se la prende con le altre condizioni in gioco. Spesso se la prende – è noto – con il rating (ovvero, in soldoni, “ il rating favorisce troppo gli avversari” e/o “favorisce  troppo poco la mia barca”…). Così è ! Pazienza.

Nell’esempio appena abbozzato, la barca A potrebbe avere un rating ToD di 650 e la barca B un rating ToD di 670.

Ma non abbiamo fatto ipotesi sulle andature per le quali questi rating – e le differenze che ne derivano – valgono.

Sappiamo infatti bene che in andature di bolina una barca può cavarsela meglio di un’altra. E può anche accadere il contrario per andature portanti.

Molti sistemi di rating cercano – per come possono - di tener conto di queste e di altre complicazioni, producendo comunque alla fine dei “numeri” che consentono a barche diverse di confrontarsi “alla pari”. Purchè si faccia, da parte di tutti, un atto di fede cieca nel metodo che quei “numeri” ha prodotto…

 Ma veniamo ora all’altro metodo di calcolo del TC : il Time-on-Time.

In questo caso il rating si manifesta con un “fattore” , piuttosto che con una “differenza”.

Rilevato il TR, il TC si ottiene moltiplicando lo stesso TR per un “fattore” , che viene espresso normalmente con un numero intorno all’unità (più o meno 1)

Torniamo all’esempio di prima : poniamo che la barca A – la più veloce -  abbia un rating pari a 1.

Copre le solite 10 miglia in 3 ore (TR) , che moltiplicate per il suo  rating forniscono il TC: in questo caso, evidentemente, sempre pari a 3 ore (in secondi = 3*3600 = 10800), visto che il TR viene moltiplicato per l’unità.

Veniamo ora alla barca B, meno veloce, con un rating pari a 0,97.

Copre le 10 miglia in 3 ore 5 minuti e 34 secondi (TR = 11134 secondi).

Il TC della barca B è pari a

TR * 0,97 = 10800 secondi, ovvero 3 ore.

Le due barche (guarda caso…) si sono classificate alla pari. Alla pari, nonostante che B abbia tagliato il traguardo ben 5 minuti e 34 secondi dopo A. Se B avesse tagliato il traguardo un secondo (o più) prima, avrebbe vinto. Un secondo (o più) dopo, avrebbe perso.

Il metodo ToD ci dice dunque che per ogni miglio percorso la differenza fra le due barche è sempre la stessa. Questa differenza non cambia mai, anche se da un miglio all’altro cambia l’andatura, cambia il vento, cambia la corrente, cambia l’onda. Eppure nella realtà è abbastanza normale che il vento cambi in intensità e/o direzione; che le correnti in alcuni tratti si facciano sentire più che altrove; che al variare dell’andatura e delle condizioni del vento e del mare una barca si comporti in un modo diverso rispetto all’altra. Può accadere che una barca più leggera con venti deboli vada meglio di una più pesante. Il contrario accade con venti forti. E’ altrettanto normale che una barca bolini meglio di un’altra. E che l’altra dia invece il meglio di sé con il vento in poppa. E così via. Insomma, ce n’è abbastanza per affermare che con il metodo ToD siamo costretti ad accettare delle ipotesi che talvolta si incontrano nella realtà. E talvolta no.

Il metodo ToT ci dice invece che il rapporto fra i tempi impiegati dalle nostre due barche in regata è sempre lo stesso. Da un miglio all’altro può accadere qualunque cosa, a modificare le prestazioni delle due barche, ma alla fine dei conti i tempi di entrambe saranno – nella solita ridda di condizioni (stessa bravura dell’ equipaggio, stesse condizioni del vento e del mare su tutto l’arco della regata per entrambe, stessa livello di pulizia della carena, stesso livello di efficienza delle vele e delle cime, etc…) – nello stesso medesimo rapporto. E se ciò non accade, almeno una delle condizioni suddette non è verificata (p.es. come dicevamo prima, si tratta del semplice fatto che un equipaggio se la cava meglio di un altro).

Vediamo di riassumere con l’aiuto della tabella seguente:

____________________________________________________

                       ToD      ToT       TR (sec)   TC ToT (sec)   TC ToD (sec) 

 barca A       650        1,0        10800          10800              4300


barca B        670        0,97      11134          10800              4434


lunghezza 10 miglia
                                                         Diff>…         0                    134
_____________________________________________________



Due barche (A con rating 650 ToD e 1,0 ToT; B con rating 670 ToD e 0,97 ToT) in regata lunga 10 miglia concludono il loro percorso rispettivamente in 3h (pari a 10800 sec) e 3h 5min e 34 sec (pari a 11134 sec).

Il TC calcolato in ToT le classifica alla pari.

Il TC calcolato in ToD classifica la barca A in prima posizione, con un vantaggio di 2 min e 14 sec (134 sec).

Il metodo ToT sembra molto interessante perché incorpora alcuni degli effetti che le andature,  il vento, il percorso e le correnti hanno sulle  prestazioni delle due barche.

E in effetti, il ToT  è molto apprezzato in tutte le situazioni caratterizzate da una variabilità pronunciata delle andature e/o delle condizioni del vento e del mare.

Ma supponiamo che il vento cali fino alla calma piatta nel bel mezzo di una gara (p. es. questa è una condizione che i regatanti della Brindisi – Corfù conoscono bene per averla vissuta, se è capitato loro di  affacciarsi dopo l’alba nello specchio d’acqua delimitato dalle Diapontie e dalla costa settentrionale di Corfù…) .

A quel punto lo scenario di gara sembra congelarsi di botto.

Sotto ToD questo fenomeno non genera effetti. Tutte le barche si bloccano e la quantità dell’abbuono per ciascuna di esse  rimane invariata (= ToD*miglia).

Sotto ToT, invece, l’orologio continua a scandire secondi e minuti e anche ore, e le barche più lente se ne avvantaggiano,  perché più passa il tempo e maggiore diventa la quantità dell’abbuono sul quale esse conteranno all’arrivo.

L’orientamento generale è dunque quello di adottare il ToT comunque in regate a bastoni e triangoli di lunghezza fino a 10 miglia (dove si va e si viene, di bolina e di poppa e al traverso, etc…), ed il ToD nelle traversate e nelle lunghe costiere (dove , dato il punto di arrivo, in genere si va soprattutto con venti costanti o poco variabili in direzione).

Nel sistema PHRF – il più diffuso negli USA – il metodo ToD ha costituito l’unica regola per decenni.
Ma da un po’ di tempo a questa parte il ToT ha preso piede, e viene suggerito soprattutto quando si è in presenza di uno spettro elevato di valori di rating fra le barche partecipanti, e/o quando si prevedono condizioni del mare e del vento “anomale”.
Il ToD viene invece raccomandato tutte le volte che si prevedono andature e condizioni di vento abbastanza costanti.

BV e alla prossima

Nessun commento:

Posta un commento